Malnutrizione a Gaza

Nonostante dal 1961 l’offerta alimentare pro capite sia aumentata di oltre il 30%, si stima che attualmente 821 milioni di persone siano sottonutrite e 151 milioni di bambini sotto i cinque anni siano affetti da ritardo nella crescita. Nelle aree di guerra o di occupazione, la situazione è ovviamente la peggiore, come nel caso di Gaza. Tuttavia, questa situazione non è iniziata il 7 ottobre 2023: già nel 2002 si stimava che quasi il 13% dei bambini sotto i 5 anni soffrisse di malnutrizione a breve termine e quasi il 18% di malnutrizione a lungo termine a Gaza. I deficit registrati riguardavano non solo l’energia ma anche le vitamine A, B12, D, E, i folati, il calcio, il ferro, lo zinco e lo iodio.

Secondo l’UNRWA (L’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente), nonostante si fosse visto un miglioramento tra il 2019 e il 2020, la prevalenza di malnutrizione è di nuovo aumentata tra il 2021 e il 2022. Quindi già prima di questo attacco, circa la metà della popolazione di Gaza, a causa dei blocchi imposti da Israele, soffriva di insicurezza alimentare, e più dell’80% dipendeva dagli aiuti umanitari. L’insicurezza alimentare si poteva decretare dal fatto che gran parte della popolazione non avesse accesso continuo al cibo, né sufficiente varietà alimentare, condizioni che portano le persone a saltare i pasti o a nutrirsi in modo monotematico.


Ma cos’è la malnutrizione?

 

Si tratta di uno squilibrio tra intake e fabbisogno di energia e/o di nutrienti, per eccesso o per difetto.

  • L’intake o assunzione non riguarda solo quello che si mangia, ma anche ciò che viene metabolizzato, assorbito e utilizzato. Ne consegue che anche problemi di digestione, metabolici o di malassorbimento portano a ridotto intake di energia e/o nutrienti.
  • Il fabbisogno invece è ciò di cui necessitiamo per vivere, e questo aumenta in casi parafisiologici, come gravidanza o allattamento, e in casi patologici come tumori, multitrauma, ustioni, interventi chirurgici, tubercolosi, trauma cranico ecc, nonchè in stati infiammatori e in caso di stress prolungato in cui il corpo reagisce con una risposta iper metabolica e iper catabolica. Questo vuol dire che il corpo consuma piu energia e, in assenza di adeguate calorie, va a degradare il muscolo, condizione pericolosa per l’uomo.

In alcuni casi poi si instaura facilmente anche un circolo vizioso: un’infezione cronica diminuisce l’appetito e aumenta i fabbisogni, mentre la mancanza di energie determina una minore capacità di debellare il patogeno. In pratica la malnutrizione produce la patologia e la patologia produce malnutrizione.

Gli effetti della malnutrizione non si vedono solo sul momento, ma si vanno a riflettere sul futuro della persona e di intere generazioni e popolazioni.

Ad esempio uno stato di iponutrizione può far adattare l’organismo a vivere in un ambiente con pochi nutrienti (e quindi per esempio la massa di cellule beta del pancreas si riduce), motivo per cui una successiva esposizione a un ambiente obesogenico, se mai dovesse avverarsi, potrebbe portare allo sviluppo di diabete e obesità. Una malnutrizione per difetto seguita da una malnutrizione per eccesso aumenta quindi il rischio di malattie croniche non comunicabili (il cosiddetto “double burden of malnutrition”). Ma pur se non si avesse mai esperienza di una successiva esposizione ad un ambiente cosiddetto obesogenico, la malnutrizione nell’adolescenza e nell’età adulta è pericolosa perché rischia di “trasmettere” la stessa malnutrizione alla generazione successiva.

Questo perché, come detto, alcuni dei momenti in cui si ha un fabbisogno di energia e nutrienti aumentato corrispondono a momenti di accrescimento, come la gravidanza e l’allattamento, ma anche ai picchi di crescita, vere e proprie finestre di opportunità per l’adulto del futuro. Nei primi 2 anni di vita e durante la pubertà infatti, se ci sono interferenze come può essere la malnutrizione, non si raggiunge il pieno potenziale genetico di crescita e si rischiano sia problemi di salute in età adulta, sia problemi nell’immediato (ad es. insufficiente risposta immunitaria e ritardi nello sviluppo mentale). In particolare bisogna considerare che i bambini sono particolarmente vulnerabili alle carenze nutrizionali perché hanno delle riserve limitate e un fabbisogno molto alto.

La crescita staturale è un esempio pratico di quanto la malnutrizione non interessi poi solo il singolo, ma l’intera comunità: è infatti lo specchio della salute del bambino, ma anche un importante indicatore dello stato socio-economico della popolazione, tanto che un miglioramento in questo dato indica un miglioramento negli indici globali delle condizioni socioeconomiche di un Paese.

Prima dell’attacco israeliano, a Gaza vivevano circa un milione di bambini, circa il 50% della popolazione. Al momento più di 15000 bambini sono stati uccisi, e qualche mese fa si stimavano 12000 bambini feriti, più del 2% dei bambini di Gaza, tanto che l’ONU si appresta ad aggiungere Israele alla sua “lista nera” annuale dei Paesi che hanno commesso abusi contro i bambini nei conflitti armati. Almeno 122 sono i bambini uccisi in Cisgiordania, e più di 1000 bambini in Palestina hanno avuto uno o entrambi gli arti amputati, molti ei quali senza anestesia. Chi resta non riceve abbastanza aiuti e non ci sono sufficienti strutture sanitarie per fronteggiare la catastrofe che sta “arrestando la loro crescita”, per dirla con un eufemismo, e tagliando le gambe ad intere generazioni a venire. Le finestre delle opportunità al momento risultano pertanto drammaticamente chiuse. I bambini malnutriti hanno un rischio di morte da 4 a 14 volte maggiore rispetto ai bambini ben nutriti a causa di malattie come la diarrea (che peggiora il quadro della malnutrizione), la tubercolosi, la polmonite, lo shock. I casi di diarrea nei bambini sotto i cinque anni sono aumentati di circa il 2.000% dal 7 ottobre, secondo l’UNICEF, un dato particolarmente allarmante.

I bambini che sopravvivono alla malnutrizione sono destinati ad una vita in cui il rischio di problemi al sistema immunitario, cognitivo, metabolico e difetti di crescita li segneranno per sempre. Secondo stime risalenti ad Aprile, più di 25.000 bambini/e sono nati a Gaza dal 7 ottobre. Secondo le Nazioni Unite sempre più spesso le donne in gravidanza sono sottopeso, e i bambini, se nascono vivi, nascono ugualmente sottopeso e spesso disidratati e malnutriti. Vengono allattati una o massimo due volte al giorno, e spesso muoiono di fame e freddo. Ci sono circa 180 parti al giorno, con un numero doppio di parti complicati rispetto a prima del 7 ottobre. La situazione è drastica: le donne vengono rilasciate tre ore dopo un cesareo, spesso praticato senza anestesia, soffrono di infezioni post partum, sono troppo deboli perfino per tenere in braccio i bambini e non hanno latte a sufficienza. Interviste agghiaccianti ci parlano di donne che da un mese non sentono più il bambino muoversi dentro di loro e sono ancora in attesa di assistenza medica. Aumentano gli aborti spontanei per via dello stress subito e si parla di cesarei praticati su donne morte.


Nella fase di embrione e feto, (dovuta alla malnutrizione della madre) la malnutrizione si manifesta con ritardo di crescita intra-uterina, con conseguente basso peso alla nascita (e quindi ritardi di crescita e di sviluppo, ovvero parametri antropometrici sotto la norma e ritardo nelle tappe dello sviluppo come camminare, parlare ecc.), disordini da deficit di iodio (con conseguenze quali danni cerebrali e ritardi anche definitivi), carenza di acido folico (con conseguente spina bifida e difetti del tubo neurale, se non aborti spontanei), anemia.

La malnutrizione è da pensare come un continuum.

La malnutrizione nella fase di neonato/bambino e adolescenziale porta a ritardo dello sviluppo, aumentato rischio di infezioni e di malattie cronico-degenerative, deficit di vitamina A con conseguente aumentato rischio di infezioni, cecità notturna, lesioni corneali, aumentato rischio di mortalità, deficit di ferro, anemia, riduzione dello sviluppo intellettuale, deficit di calcio con inadeguata mineralizzazione ossea, ritardo di crescita, osteopenia.

Nella donna in stato di gravidanza infine, la malnutrizione porta non solo a conseguenze sul feto e sul neonato, ma anche a peso insufficiente nella madre, anemia materna, aumento della mortalità materna, aumentato rischio di infezione, cecità notturna, nascita di bambini a basso peso o bassa altezza, aumento del rischio di aborto. Per questo motivo gli interventi nutrizionali devono mirare a soddisfare i bisogni sia della madre che del feto per spazzare il circolo vizioso madre malnutrita e bambino malnutrito. Ovviamente tutto questo senza dimenticare che anche nell’adulto non in stato di gravidanza e nell’anziano la malnutrizione ha delle forti ripercussioni che possono culminare con esito letale.

Una situazione ampiamente peggiorata dal conflitto

A Gennaio e a Marzo 2024 l’IPC (Integrated Food Security Phase) ha pubblicato un report sulla gravità della situazione alimentare e nutrizionale a Gaza. L’IPC è una scala che divide l’insicurezza alimentare (acuta) in 5 livelli, ed è uno strumento atto a migliorare l’analisi della sicurezza e dell’adeguatezza alimentare e aiutare i governi a prendere decisioni e intervenire in modo strutturato a riguardo.

Quando ci troviamo nella quinta fase (carestia) non si tratta solo di un problema nutrizionale, ma l’intera società sta collassando: sanità, acqua, igiene, protezione (in situazioni simili le persone sono più vulnerabili a sfruttamento e violenze). La malnutrizione aggrava il quadro indebolendo il sistema immunitario e rendendo le persone più vulnerabili a malattie. L’intensificarsi delle ostilità, le già precedenti restrizioni al traffico commerciale, lo sfollamento interno (circa l’85% della popolazione) , il danneggiamento o la distruzione di almeno un terzo di tutti gli edifici, il crollo dei servizi di base (tra cui l’assistenza sanitaria), l’indisponibilità di acqua potabile, il collasso economico e la perdita della produzione agricola, zootecnica e ittica, la trasmissione di malattie a causa delle condizioni igienico-sanitarie precarie, sono tutti disastri che si ripercuotono sull’accesso al cibo e rendono lo scenario nella Striscia catastrofico.

Secondo l’ultimo rapporto dell’IPC, a Gaza un bambino su tre sotto i cinque anni soffre di malnutrizione acuta. La carestia è imminente nel nord di Gaza, ma già si registrano decessi per malnutrizione. Attualmente, almeno 37 persone, di cui 28 bambini, sono morte a causa di malnutrizione e disidratazione, sebbene i dati potrebbero non essere aggiornati.

Oggi, quasi tutte le famiglie saltano i pasti quotidianamente. Molti adulti si privano del cibo per nutrire i propri figli, offrendo loro un unico pasto serale per consentire almeno un sonno tranquillo. L’assistenza alimentare umanitaria, che già supportava oltre due terzi della popolazione prima dell’attacco israeliano, è ora insufficiente a soddisfare le crescenti necessità. La quantità di beni di prima necessità, compresi gli alimenti, che riescono a entrare nella Striscia di Gaza è largamente insufficiente e spesso finisce nel mercato nero, aggravando ulteriormente la situazione. Come denunciato da esperti del settore, Israele potrebbe essere accusata di “carestia di massa”.

Si tratta di una situazione orrorifica in cui ogni persona ha fame, alcune persone dichiarano di aver mangiato erba, o di aver macinato il mangime per gli animali pur di mangiare qualcosa. Si beve acqua contaminata, le persone vagano per ore cercando cibo con il rischio di venire uccise. I bambini litigano per un pezzo di pane raffermo, i prezzi sono saliti alle stelle. Questa situazione oltre a causare la morte diretta della popolazione più fragile ha un impatto sicuro sulle prossime generazioni, una macchia vergognosa per tutto l’Occidente e che ci ricorda anche altre situazioni a noi vicine che richiedono ugualmente la nostra attenzione: Sudan, Yemen, Afghanistan, RD Congo, Etiopia, Pakistan, Somalia, Siria, Haiti.

Ormai sappiamo che il concetto della carestia come causata da un eccesso di popolazione rispetto alle risorse è superato: per quanto possano esserci sicuramente anche cause ambientali, l’uomo è sempre più o meno direttamente coinvolto nell’ instaurarsi di questo fenomeno. Finché sacche così estese di malnutrizione acuta e cronica saranno presenti nel mondo non potremo considerare la nostra coscienza di esseri umani pulita.

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