testimonianza

IL RADIOSO SORRISO DI EMILY

Massimo Santorio

Quando Martina mi ha detto: “Massi vieni in Guatemala?” mi sono messo a ridere…neanche sapevo dove
fosse, il Guatemala! Poi sono venuto a conoscenza del progetto Alegrìa e frequentando i corsi Nusef ho
capito che se volevo fare qualcosa di buono questa era l’occasione giusta.
Nei due mesi in cui sono stato il Guate è diventato la mia seconda casa e la Ciudad de la Felicidad la mia
famiglia. Lo spirito guatemalteco è caldo, accogliente, generoso. Le persone sorridono e salutano,
augurandoti ogni bene anche senza conoscerti. Ho scoperto una realtà molto diversa dalla nostra, quella di
un paese in via di sviluppo, con ancora molta povertà e sofferenza.
Quando arrivi vorresti avere la bacchetta magica e in un lampo risolvere tutti i loro problemi. Ci vogliono
molti giorni prima di capire che ciò non è possibile, prima di trovare un senso al tuo fare. Allora respiri e ti
immergi lentamente nel loro mondo, nelle loro situazioni.

Il centro di recupero nutrizionale (CRN) è attivo già da qualche anno ma non sempre ci sono volontari a gestirlo. Chi invece è presente in modo continuo sono le suore dell’ordine di Marta e Maria: sono loro a guidarti ed aiutarti. Grazie alla loro collaborazione i bambini che arrivano vengono riabilitati, nutrizionalmente e psicologicamente.
Così abbiamo conosciuto Emily, di un anno e dieci mesi, ricoverata perché gravemente denutrita; ogni “pasto” era una sofferenza: la bambina si rifiutava di mangiare in modo categorico.
Con molta pazienza e buona volontà, andando anche per tentativi siamo riusciti a farle recuperare l’appetito, non senza momenti difficili, fatti di sfiducia e sconforto. Posso dire però e senza ombra di dubbio, che il giorno in cui Emily ha smesso di piangere e con gusto assaporava la formula a base di incaparina è stato il momento più bello di tutta la mia permanenza in Guatemala.
Questi bambini arrivano al CRN tramite il Centro de Salud che mensilmente si reca nelle aldee, i villaggi di montagna, a fornire cure e medicinali. A bordo di motocross e ambulanze 4×4 lo staff medico (composto solitamente da infermieri e paramedici) attraversa ogni giorno chilometri e chilometri di strade impraticabili, secondo una calendarizzazione ben precisa a scopo di vaccinare, pesare e misurare i bambini.
È stando con loro che viene messo a nudo il volto grigio del Guatemala: quello fatto di ignoranza, di violenza, machismo e lavoro minorile.
La denutrizione è trascurata, spesso non è capita e si spende molto tempo a spiegare l’importanza dell’igiene e dell’alimentazione.
Personalmente queste uscite hanno avuto l’effetto di spronarmi ancor più nell’impegnarmi ad aiutare, perché così è il volontariato: non ci sono quantità né misure…tutto ha valore! Quello che si da agli altri è importante sempre, nei limiti delle proprie capacità e disponibilità.
E allora, cosa mi sono portato a casa da laggiù? Ho nel cuore tutti i sorrisi delle persone che ho incontrato, a partire dai bimbi della Ciudad e dei villaggi, passando per quelli delle suore, degli altri volontari, degli operatori della clinica San Lazzaro di Betania fino ad arrivare a quello radioso di Emily, che con tanta fatica è apparso come per magia, un bel giorno di gennaio, sul suo tenero visetto.

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